Che bella emozione ci avete regalato!
Avete fatto la magia di realizzare il vostro sogno, facendoci sentire parte di esso.
Un mio caro amico, prima di un appuntamento importante, diceva: vediamo di scrivere una paginetta di storia questa sera e la soddisfazione era immensa quando ci riuscivamo. Quelle paginette sono ancora oggi tra i nostri migliori ricordi sportivi: ecco voi avete scritto una straordinaria “paginetta” di storia sabato sera a Ca’ Rainati.
Ripercorro con la memoria quei momenti e mi sembra la traccia del copione di un film.
Un’ora prima la palestra è vuota, le due squadre fanno riscaldamento a terra nel silenzio più assoluto, nei loro sguardi c’è forse il tentativo di capire se le gambe e le braccia rispondono.
Marco cerca più volte l’isolamento in un angolo del campo, lo sguardo fisso verso un punto che non c’è ancora.
Entrano i primi tamburi, portati con orgoglio e sicurezza. Dico a mia figlia: “dai che si incomincia”; lei è un po’ intimidita dal clima che sta salendo, ma la convinco che questa è “passione”, quella cosa capace di far accadere le cose più difficili.
La palestra si riempie all’inverosimile.
Giorgio fa una dimostrazione di forza: sfida la superstizione e indossa subito la maglietta dei festeggiamenti. Per uno sportivo sconfiggere la superstizione è un gesto da ricordare.
Si incomincia: il primo punto è nostro con un tocco fortunato di Sonia, la palla corre sul nastro e cade nel campo avversario. Potrebbe essere un segno che tutto andrà bene, ma l’esperienza dice che spesso è solo un’illusione.
Tutto cambia e molto in fretta: le avversarie restano lucide, ciniche, precise, non perdono nessuna occasione per castigare le nostre difficoltà.
Il nostro gioco non riesce a partire, l’ansia ci sta paralizzando: uno a zero per loro.
Sugli spalti non si molla di un millimetro, tra l’altro quest’anno è successo spesso di perdere il primo set e poi di vincere la partita: siamo alla disperata ricerca di una conferma nel passato.
Si ricomincia, si lotta su ogni palla e restiamo attaccati all’avversario quasi fino alla fine, ma chiudono ancora loro di slancio con la determinazione di chi vuole dare il colpo del knock out.
Adesso siamo due a zero e si fanno i calcoli che non avremmo voluto fare: che succede se finisce tre a zero? Loro vanno all’ultima partita già promosse per differenza set favorevole rispetto a noi, perdono tre a zero e noi siamo fuori per differenza set sfavorevole rispetto al Claps.
Siamo ad un passo dal baratro: Marco lo sa, le ragazze lo sanno, ma non siamo venuti qui per questo. Abbraccio mia figlia che parte anche lei con i calcoli: “papi ma se perdiamo tre a zero e poi loro l’ultima partita ….” La blocco in tempo, le metto una mano davanti alla bocca e le dico: non si fanno questi ragionamenti (io avevo appena finito di farlo…) adesso si gioca.
Incomincia un’altra partita: le muriamo, salviamo in difesa con continuità, noi siamo sempre più in campo insieme a voi. Due a uno, si ricomincia a respirare.
E’ passato poco tempo, ma adesso si fanno altri calcoli: siamo distanti un solo set dalla “paginetta” di storia. Si raccolgono tutte le energie che restano ma non bastano, bisogna andare oltre e ci andiamo, con lo slancio di chi corre in un sogno: due a due è il punto che scatena la gioia incontenibile in campo e sugli spalti. Sollevo mia figlia al cielo, le ragazze schizzano per tutto il campo, gli arbitri non capiscono e sembra abbiano il dubbio che la partita sia finita, poi si rendono conto che c’è ancora il tie break e non capiscono di nuovo. Poi qualcuno gli spiega: è il punto della B2 per noi.
Adesso, dopo qualche giorno, è ritornata la calma ed è più chiaro il percorso che è stato compiuto quest’anno. Chi vi ha seguite l’ha visto gli altri lo potranno capire leggendo la vostra “paginetta di storia”.
Grazie Marco, grazie ragazze!