Le rossoblu in alto mare perdono la bussola.

C’è modo e modo di perdere.
Questa la prima considerazione a caldo dopo una prestazione molto negativa, sotto tutti i punti vista, che rischia di minare anche quello che di oggettivamente buono si era costruito fino ad oggi.

Se vuoi navigare e perdi la bussola, devi saper leggere le stelle, non guardare il mare.

Premettiamo che le ospiti hanno ampiamente meritato giocando la loro partita con determinazione e senza sbavature; hanno tuttavia ricevuto un contributo determinante dagli errori commessi dalle nostre atlete, così banali a volte da non aver nemmeno una spiegazione tecnica.

Se a Castelbellino si era gridato al miracolo riuscendo a vincere il primo set rimontato da 16/22, oggi, al contrario, il team ha subito un black out totale sul 14/9 a proprio favore, quando ha concesso 11 punti consecutivi a Riccione che non credeva ai propri occhi.
Inaccettabile a questi livelli, bisogna dirlo in tutta franchezza e, su questo aspetto, andrebbe principalmente e con urgenza focalizzata l’attenzione.
Nel secondo set, poi, sul 22/21 due sanguinosi errori in battuta hanno letteralmente consegnato il parziale alle ospiti.
Nel terzo set si è giocato punto a punto, con il pubblico che invitava a crederci ancora, ma sul 22 pari si è spenta nuovamente ed inspiegabilmente la luce, esattamente il contrario di quanto si era verificato alla prima con Verona ed in terra marchigiana, quando la lucidità ed il cinismo erano emersi nei momenti chiave.
Un’involuzione caratteriale preoccupante, uno sdoppiamento di personalità da “ Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde “ in versione volley.

Alti e bassi tipici della giovane età e dell’ inesperienza? Sicuramente, ma pensare che sia solo questo potrebbe essere fuorviante.
Se c’è dell’altro bisogna capirlo velocemente, facendo un’attenta analisi e puntualizzando, anche per stabilire la nuova rotta prima che sia troppo tardi.

Siamo tutti schierati col team.
Ci aspettiamo tuttavia, e prima di ogni altra cosa, una reazione d’orgoglio, che non significa dover vincere la prossima partita per dimenticare tutto, ma mostrare il carattere necessario per competere ed imparare.

Dario Deretta